Tremila persone in piazza a Vicenza con la Cgil per la manifestazione europea



14/11/2012: Sciopero generale di 4 ore per il lavoro e la solidarieta’

Tremila persone sono scese in piazza questa mattina a Vicenza in occasione della manifestazione indetta dalla Confederazione Europea dei Sindacati, alla quale la Cgil berica ha aderito. Sono giunte dalla città e da ogni parte della provincia. Hanno sfilato da viale Roma sino a piazza delle Poste e alcune di loro – delegati di aziende in crisi, disoccupati, pensionati e studenti – hanno avuto la possibilità di raccontarsi dal palco, coordinati da Fabiola Carletto della segreteria Cgil. Al loro fianco erano presenti la segretaria generale del sindacato vicentino, Marina Bergamin, e il segretario generale della Cgil del Veneto, Emilio Viafora.

“Questa Europa, così come la vediamo oggi, non ci piace”, ha esordito Bergamin. “Noi tutti crediamo in essa, ma da troppi anni le politiche adottate, e con esse quelle italiane, così rispettose e rispondenti ai mercati e alla finanza, non mostrano la stessa attenzione al lavoro, alle pensioni, all’eguaglianza sociale, alle protezioni sociali, alla crescita. In Europa ci sono 25 milioni di disoccupati, in Italia 3, a Vicenza 50.900 persone. Dove andrà l’Europa?”, si chiede la sindacalista. “Noi non vogliamo che mille ‘Albe dorate’, organizzazioni politiche xenofobe e razziste come quella greca, diventino la risposta per i cittadini europei. Non vogliamo secessioni e indipendenze né venete (Zaia si rassegni, il Veneto siamo anche noi) né italiane”.

“Crediamo davvero che solo un’Europa politica, solidale, aperta agli altri, attenta alla sua storia e ai suoi valori, possa competere nel mondo, ma di quel mondo deve essere anche amica. L’Europa guardi piuttosto con l’occhio di un segugio chi specula, chi evade, chi corrompe e scommette sul collasso degli Stati per fare profitti. Noi per primi crediamo nella sobrietà e ad una crescita rispettosa della natura, non votata ai soli consumi, attenta ai legami sociali e familiari. Crediamo nel protagonismo, nell’intelligenza, nella fatica di uomini e donne che non si arrendono e continuano a credere in una prospettiva diversa da quella imposta oggi, per sé e per i propri figli. E come sindacato – conclude Bergamin – abbiamo una responsabilità storica: quella di lavorare perché un’altra Europa sia possibile”.

Di una giornata storica ha parlato Emilio Viafora, perché, spiega, “è la prima volta che il sindacato europeo riesce a definire un’idea comune per uscire dalla crisi in cui sono immersi i Paesi europei. Un’idea forte che cerca di mettere assieme due questioni: le proposte di politiche sociali e per il lavoro, e le proposte per la costruzione di un’Europa dei popoli, legittimata democraticamente, che non sia solo governata dai grandi poteri finanziari che hanno determinato questa crisi. Un’altra idea di Europa è possibile e deve avere nel lavoro, nella conoscenza, negli investimenti sulle nuove generazioni e nella difesa del suo modello sociale il suo punto di forza”.

Viafora rimarca l’assenza di Cisl e Uil, alle quali si rivolge per sottolineare che “la forza unitaria del sindacato può rendere più forti le nostre rivendicazioni e rendere più debole l’arroganza dei poteri finanziari e di un mondo imprenditoriale che pensa di recuperare competitività tagliando i diritti dei lavoratori, negando la contrattazione collettiva, riducendo il lavoro alla componente più mercificata della produzione di beni e servizi”.

Se all’Europa il segretario generale di Cgil Veneto ribadisce più volte che è possibile un’altra politica, al governo italiano dice che “dovrebbe prendere atto che la sua stagione è finita”. Alla giunta regionale veneta rimprovera l’incapacità di prendere decisioni, demandando le questioni a Roma, e il fatto di “non avere idea di quale dovrà essere il Veneto del futuro”.

“Quattro, a nostro avviso, devono essere le priorità da mettere in campo – chiarisce Viafora -. Un sistema di incentivi all’aggregazione delle imprese, perché il nanismo aziendale non fa bene; favorire le aziende che investono in innovazione e ricerca; favorire la buona occupazione e frenare la precarietà; difendere il territorio come la più grande ricchezza che possediamo”.

Non è mancato, a tal proposito, il riferimento ai disastri idrogeologici che si sono prodotti in questi ultimi giorni anche nel vicentino. “Non è la natura che produce certi fenomeni. È la cementificazione, la logica degli affari. I soldi devono essere spesi per rendere i territori più vivibili”, chiosa il segretario. Un pensiero e un applauso sono andati ai tre operai dell’Enel morti in Toscana, dopo che l’auto nelle quale viaggiavano è precipitata in una voragine per il crollo di un ponte.