Sciopero del 31 ottobre: un grande successo e ora subito un tavolo e l’accordo per il Fondo di Sostegno al reddito



Sciopero del 31 ottobre: Oltre il 90% delle filiali chiuse!

Il segretario generale commenta il successo dell’iniziativa unitaria, chiama in causa il governo e rilancia un momento di ripensamento più ampio, che affronti il nodo dell’occupazione ma anche il finanziamento dell’economia reale. E all’Abi chiede comportamenti più virtuosi

MILANO – “Siamo molto soddisfatti, c’è stato uno sciopero unitario con un’adesione tra l’85 e il 90% dei bancari e oltre il 90% delle filiali chiuse: una risposta del genere della categoria dovrebbe portare l’Abi a fare un passo indietro sulla disdetta del contratto, data unilateralmente. Altrimenti non ci fermeremo qui: siamo pronti a continuare la mobilitazione con ulteriori giornate di sciopero”. Agostino Megale, segretario generale della Fisac-Cgil, sintetizza i termini del problema e chiama in causa anche il governo.

Cosa si aspetta ora?
“Credo che in quest’ambito il governo debba e possa svolgere una parte rilevante, da un lato invitando l’Abi a comportamenti più virtuosi e dall’altra con l’apertura di un tavolo sul settore bancario, che coinvolga presidenza del Consiglio, ministro dell’Economia e ministro del Lavoro, con l’obiettivo di affrontare il tema del settore e dell’occupazione, sapendo che il primo risultato dorà essere quello di realizzare l’accordo sul Fondo di sostegno, come precondizione per affrontare tutti i problemi”.

Perché è così urgente l’accordo sul Fondo?
“Perché la disdetta del contratto dell’Abi ha impedito di raggiungere l’accordo e ora c’è tempo solo fino al 31 dicembre, altrimenti salterà per sempre quell’ammortizzatore sociale che ha permesso finora di affrontare gli esuberi e i momenti di difficoltà del settore, che non sono certo destinate a rientrare”.

Quali numeri si aspetta per il futuro?
“Tra il 2011 e il 2012 sono stati fatti accordi per l’uscita di 19 mila lavoratori entro il 2015 e ulteriori 5 mila se ne potrebbero aggiungere nel 2013, con il nuovo piano Mps”.

Le banche non vivono certo un momento semplice.
“E’ vero che dovranno pagare 2,4 miliardi in più al Fisco, previsti nella legge di Stabilità, ma è anche vero che tra il 2015 e il 2018 beneficeranno di circa 6-7 miliardi grazie alla modifica delle norme sulle perdite legate alle sofferenze bancarie, senza contare la rivalutazione delle quote Bankitalia, che porteranno altri benefici ai bilanci bancari, e il Fondo di garanzia previsto sui derivati. Per questo chiediamo un tavolo, che affronti complessivamente il nodo del credito all’industria, di una buona finanza e di un progetto di sistema complessivo, occupazione compresa”.