La Corte Costituzionale ha ammesso solo uno dei 6 quesiti referendari proposti da 10 Regioni, tra cui il Veneto.
Nella Legge di Stabilità 2016 il Governo ha infatti introdotto specifiche norme che accolgono, anche se solo parzialmente, le finalità della campagna referendaria; la più importante e significativa riguarda il blocco di nuove concessioni per il futuro.
Ma contemporaneamente ha previsto l’allungamento della durata degli attuali permessi di estrazione, senza alcun limite temporale.
PER QUESTO CON IL REFERENDUM DEL 17 APRILE SI CHIEDE DI ABROGARE LA NORMA CHE PREVEDE, PER LE AUTORIZZAZIONI GIA’ ESISTENTI, DI POTER CERCARE ED ESTRARRE GAS E PETROLIO ENTRO LE 12 MIGLIA MARINE PER TUTTA LA DURATA DI VITA UTILE DEI
GIACIMENTI, OLTRE LA NATURALE SCADENZA DELLE CONCESSIONI.
Come Cgil del Veneto riteniamo importante l’esercizio del diritto di voto e necessaria un’informazione corretta e completa e pensiamo che la valutazione sul merito del quesito referendario debba collocarsi nell’ambito più generale delle scelte strategiche sulle politiche energetiche e degli obiettivi di sostenibilità e salvaguardia del clima e dell’ambiente.
La Cgil del Veneto sostiene la necessità a tutti i livelli di una scelta precisa per un nuovo modello energetico caratterizzato dal risparmio e dall’efficienza energetica, dall’incremento progressivo delle energie rinnovabili, da provvedimenti e interventi coerenti con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e contenimento della temperatura globale del pianeta sanciti alla recente Conferenza mondiale sul clima di Parigi.
La previsione di ulteriori concessioni per nuove trivellazioni nel mare Adriatico che era contenuta nel decreto Sblocca Italia, la scelta di prorogare senza limiti la durata delle concessioni in essere, vanno in una direzione opposta che continua a proporre e incentivare un modello fondato sulle fonti fossili, sul petrolio, un modello che non riduce la dipendenza energetica del nostro paese, determina forti condizioni di rischio per l’ ambiente e per la salute, incrementa gli effetti climatici negativi.
Nello specifico del nostro mare Adriatico inoltre sono evidenti i danni che l’attività estrattiva, con le tecniche usate, gli scavi continui, le perdite sistematiche di olio, produce sul fenomeno della subsidenza e sull’ecosistema marino con ripercussioni pesanti, gravissime in caso di possibili incidenti, per i settori del turismo, della pesca, dell’industria alimentare, le vere risorse preziose del nostro territorio per dimensione e prospettive delle attività produttive e dei livelli occupazionali.
È necessaria una programmazione strategica che vada nella direzione di questo nuovo modello, investendo nella Green economy che già oggi e ancor più in prospettiva futura garantisce sviluppo produttivo, economico e occupazionale; serve una capacità di gestione delle fasi di
transizione e riconversione, a partire dalla salvaguardia occupazionale di chi oggi lavora nelle attività estrattive.
PER QUESTE RAGIONI LA CGIL DEL VENETO:
* SOSTIENE LO STOP ALLE TRIVELLAZIONI NEL MARE ADRIATICO
* INVITA A PARTECIPARE AL VOTO E A SOSTENERE IL SI PER L’ ABROGAZIONE DELLA NORMA OGGETTO DEL QUESITO REFERENDARIO
* CHIEDE ALLA REGIONE VENETO, PROMOTRICE DEL REFERENDUM, DI APPROVARE UN PIANO ENERGETICO REGIONALE COERENTE CON QUESTI INDIRIZZI
Mestre 16 marzo 2016
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