Temi così importanti per le persone non possono essere usati strumentalmente per dividere.
Vanno ricercate seriamente soluzioni condivise e omogenee in un confronto leale tra istituzioni democratiche così come previsto dalla nostra Costituzione
(di seguito e in allegato la posizione della Cgil del Veneto e la lettera di Giampaolo Zanni (S.G. della Cgil di Vicenza) al Giornale di Vicenza)
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QUELLO CHE PREVEDE LA COSTITUZIONE
* Gli articoli 116 e 117 prevedono la possibilità di attribuire alle Regioni a Statuto ordinario ulteriori forme e condizioni di particolare e maggiore autonomia su determinate materie, tra cui tutte quelle già a legislazione concorrente
* L’iter procedurale per la loro eventuale attribuzione prevede un negoziato tra Regione e Go- verno per l’individuazione delle materie e la definizione delle risorse necessarie ad esercitarle, da tradursi poi in un Accordo formale tra Stato e Regione, e una legge definitiva approvata da entrambe le Camere a maggioranza assoluta
* Il rispetto dell’Unità formale e sostanziale della Repubblica, sancita dall’art. 5;
* La garanzia su tutto il territorio nazionale dell’omogeneità dei diritti sociali e del lavoro, delle condizioni di accesso ed erogazione dei livelli essenziali di assistenza e prestazione nei diversi ambiti: sanità, sociale, istruzione, politiche attive del lavoro e ammortizzatori sociali, salvaguardia ambientale, etc…
* La compatibilità con i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario nazionale, l’obbligo della compartecipazione delle regioni al fondo perequativo di solidarietà nazionale.
LA PROPOSTA DELLA REGIONE VENETO
Al di là della genericità del Quesito referendario, unico ammesso dalla Corte Costituzionale, con la Delibera N.315 del 15 Marzo 2016 la Giunta regionale del Veneto definisce le richieste che saranno oggetto del negoziato con il Governo: sostanzialmente si richiede una maggiore autonomia su quasi tutte le materie possibili e di mantenere nella Regione il 90% dei tributi erariali riscossi nel territorio veneto: IRPEF, IRES,IVA.
Rivendica inoltre in alcuni importanti settori, come l’istruzione e la sanità, una piena titolarità regionale anche nella definizione dei contratti di lavoro.
LE CONSIDERAZIONI DELLA CGIL DEL VENETO
Da tempo abbiamo evidenziato che il Referendum non era necessario per aprire il negoziato con lo Stato, che è molto costoso per i cittadini del Veneto, che le proposte della Regione sono difficilmente percorribili e in alcuni aspetti palesemente incostituzionali, come già sancito dalla stessa Corte Costituzionale. Ma pensiamo che la vera domanda da porsi sia: queste proposte sono positive per il mondo del lavoro e per tutta la popolazione?
Si stanno diffondendo in tante diverse situazioni territoriali spinte e richieste di autonomia e separazione ma siamo sicuri che un’ulteriore frammentazione e diversificazione garantisca una maggiore qualità, efficienza ed esigibilità delle funzioni e dei servizi pubblici?
Come Cgil pensiamo invece che si rischi di determinare una condizione di inaccettabile disomogeneità non solo tra le Regioni, ma anche tra i diversi territori della stessa Regione, pericolosa anche per gli stessi cittadini del Veneto qualora dovessero cambiare residenza.
Questo referendum promuove la cultura della separazione e dell’isolamento mentre noi diciamo che un Veneto forte può esserci e vivere solo in uno stato coeso dentro un progetto di vera unità europea.
Come Cgil non siamo contrari al riconoscimento di maggiori deleghe, a una maggiore autonomia e responsabilizzazione degli enti territoriali,ma nell’ambito del pieno rispetto della Costituzione e dell’omogeneità dei diritti sociali e del lavoro.
==> Più che una ulteriore diversificazione dello status delle Regioni, serve una più chiara e definita ripartizione delle competenze tra Stato, Regione ed Enti Locali attraverso una distinzione precisa tra la definizione dei diritti fondamentali e la gestione dei servizi e delle prestazioni che deve restare nel territorio; certo servono adeguatezza e certezza delle risorse per gestire le rispettive competenze.
==> Così come abbiamo contrastato un’eccessiva concentrazione di poteri nello Stato, riteniamo che si debba evitare un eccessivo centralismo a livello regionale e si debbano salvaguardare il ruolo e le competenze delle province e dei comuni; peraltro non sempre le Regioni, anche il Veneto, hanno dato prova di buon governo: pensiamo alla gestione del Mose, della strada Pedemontana, delle Banche Popolari, ai tanti Progetti di Finanza caratterizzati da profitto sicuro per i privati e oneri e costi tutti a carico della collettività, o alla pessima gestione della vicenda vaccini che ha ingenerato sconcerto nelle famiglie e confusione tra gli operatori sanitari e scolastici.
==> I servizi socio-sanitari-assistenziali, i percorsi istruzione e formazione, gli ammortizzatori sociali, le tutele contrattuali nel rapporto di lavoro, devono mantenere un carattere di universalità, esigibilità e uniformità in tutto il territorio nazionale.
Temi così importanti per le persone non possono essere usati strumentalmente per dividere. Vanno ricercate seriamente soluzioni condivise e omogenee in un confronto leale tra istituzioni democratiche così come previsto dalla nostra Costituzione
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Lettera di Giampaolo Zanni al Giornale di Vicenza
Mi è stato chiesto cosa farò domenica prossima, in occasione del referendum fortemente voluto dalla Lega e dal presidente della Regione Veneto.
Semplice, come Segretario Generale della CGIL vicentina farò quello che è emerso dopo una riunione del Comitato Direttivo provinciale, nel corso della quale abbiamo approfondito il tema del referendum invitando ai lavori un professore di Diritto Pubblico dell’Università di Padova.
Domenica prossima, fermo restando la libertà di scelta dei nostri iscritti, noi non andremo a votare.
Non andremo a votare perché quello di domenica è un voto totalmente inutile, nel senso che non produrrà alcun effetto giuridico o pratico, essendo un referendum solo consultivo, per appoggiare una richiesta di maggior autonomia che poteva essere avanzata, come ad esempio ha fatto la Regione Emilia Romagna, senza dover indire un referendum, in quanto già prevista dalla nostra bella e preziosa Costituzione.
Non andremo a votare perché quei 14 milioni di Euro buttati via per un voto inutile potevano essere utilizzati per finanziare servizi sempre più scarsi ai cittadini, per curare un territorio che frana ad ogni pioggia più duratura del solito, e meglio ancora per portare acqua non contaminata dai PFAS a quei cittadini che da anni bevono acqua avvelenata anche a causa dei mancati controlli della Regione Veneto e di chi l’ha governata finora: quel Galan che poi è finito in manette e quel Zaia che ha continuato a finanziare opere inutili e dannose per il territorio come la Pedemontana e non ha saputo impedire disastri ambientali come quello dei PFAS ed il dissesto delle due banche venete, che ha colpito in primis proprio i cittadini di questa regione.
Non andremo a votare perché dietro ad una domanda fin troppo banale (“Vuoi tu maggior autonomia…”), l’unica formulazione accolta dalla consulta che ha bocciato le altre 4 che Zaia aveva richiesto in quanto palesemente anticostituzionali (una chiedeva addirittura l’indipendenza della regione) si nasconde un progetto che noi sempre contrasteremo, con le barricate se servisse, quello della divisione del nostro paese.
Non andremo a votare in ultima analisi perché ci pare questo un modo per non essere complici di questo gigantesco inganno politico e culturale, che mira solo ad acquisire consensi elettorali in vista delle elezioni politiche della prossima primavera e non si preoccupa del fatto che quando i cittadini si accorgeranno dell’inganno avranno ancora meno fiducia nelle istituzioni e nella partecipazione, beni preziosi in un paese democratico.
Vicenza, 19 ottobre 2017
Giampaolo Zanni ( Segretario Generale CGIL Vicenza )
ALLEGATO
La Cgil del Veneto sul Referendum del 22 ottobre
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