Pur essendo buoni, i dati vicentini ci dicono che dobbiamo ‘stare in guardia’ e che c’è ancora molto da fare: aumentare ancora il tasso di attività, in particolare per donne e giovani; migliorare la tipologia contrattuale e il matching tra domanda e offerta di lavoro; continuare a spingere nell’innovazione e a chiedere investimenti pubblici e privati; fare attenzione alle evoluzioni della nostra economia: l’industria 4.0 chiederà nuovi talenti e nuove abilità che dobbiamo creare e proteggere.
Solo così saremo in grado di affrontare un mare ancora molto burrascoso.
Nelle settimane scorse si è analizzato l’andamento del mercato del lavoro a livello regionale.
Quelli che seguono sono i dati di Veneto Lavoro a livello provinciale.
L’ECONOMIA
Vento Lavoro sostiene che ‘il rallentamento dell’economia globale non risulta archiviato’ e noi siamo d’accordo, anche se i dati della Cassa integrazione finora autorizzata a Vicenza non sono preoccupanti.
Ma i rischi politici internazionali, (Brexit e Turchia), le guerre protezionistiche tariffarie e non (Usa-Cina), le crisi di Paesi produttori di petrolio (Venezuela, Iran, Libia), non possono non interessare una provincia vocata all’export come la nostra, la terza in Italia dopo Milano e a Torino.
Preoccupa il rallentamento della Germania, nostro primo paese di esportazione, come pure gli USA (secondo paese) e ma anche la Cina, che sta frenando.
Come per tutto il Veneto si attende per l’anno in corso una crescita modesta. E come gli analisti e gli imprenditori siamo cauti.
IL MERCATO DEL LAVORO
Nel mercato del lavoro il saldo amministrativo tra assunzioni e cessazioni nel 1° trimestre ‘19 è positivo per 5.635 unità (si tratta di contratti, non di teste), ma c’è un calo rispetto al trimestre 2018 sia per le prime (-19%) che per le seconde (-17%): segno di un rallentamento complessivo. Insieme a Verona, Vicenza risulta essere la provincia con una contrazione più marcata.
La buona notizia per il lavoro è che crescono, anche a Vicenza, i contratti a tempo indeterminato: erano il 15% nel 1° trimestre ‘18, sono il 22% nel 2019. Le motivazioni di questo miglioramento sono da accreditare agli incentivi per gli under 35 e alle restrizioni introdotte al tempo determinato con il ‘decreto dignità’.
Leggera crescita dell’apprendistato, dal 6,8% al 7,7%.
Complessivamente, tuttavia, contratti a termine e contratti in somministrazione rappresentano ancora il 70% delle assunzioni.
Sono cresciuti i part-time: 31% oggi, rispetto il 28% del 2018. Sono p.t. soprattutto femminili, spesso non volontari.
Per oltre la metà (52%) queste assunzioni riguardano il terziario. Il 44% il manifatturiero.
Le cessazioni a Vicenza sono attribuibili in larga parte al fine termine dei contratti (56%), seguono le dimissioni (30%), mentre i licenziamenti individuali e collettivi sono il 6% del totale.
I disoccupati vicentini secondo gli elenchi dei Centri per l’impiego al 31.3.19 sono 51.300. Si tratta di dati amministrativi ‘sporchi’ (disponibilità non chiuse al momento del cambio dello status). Si calcola che effettivamente disponibili al lavoro siano 21.000 persone.
I TASSI DELL’OCCUPAZIONE
I tassi di occupazione vicentini continuano ad essere buoni rispetto all’Italia.
Buono in tasso di occupazione (67,30%) e il tasso di attività (71,1%), buono il tasso di disoccupazione (5,3%) anche se ancora lontano a quello pre-crisi che si aggirava attorno al 3,3%.
Resta purtroppo ancora una differenza sostanziale tra uomini e donne, sia tra gli occupati (20 punti di differenza) che tra i disoccupati (oltre 3 punti di differenza). Segno che ancora servono ‘azioni positive’.
Rispetto all’Italia risulta incoraggiante anche il tasso di disoccupazione giovanile: 18,2%.
Marina Bergamin
CGIL Vicenza – dipartimento mercato del lavoro
Vicenza, 9 luglio 2019
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