Nell’estate 2018 stavamo lavorando a una vertenza che ci ha portato allo sciopero di novembre. I principali motivi di malessere? Carenza di personale e pressioni commerciali!
Sono passati tre anni, in mezzo è successo di tutto, ma noi siamo sempre qua: carenza di personale e pressioni commerciali!
L’essere umano ha una grande capacità di adattamento: se non ci siamo ancora adattati vuol dire che la situazione è addirittura peggiorata.
Le cause sono sicuramente molteplici, ma non dobbiamo pensare che le cose accadano perché guidate da qualche forza misteriosa o entità superiore: i problemi persistono per cause umane che si possono tranquillamente individuare.
Carenza di personale
Breve ripasso storico: Unicredit ha detto che siamo in troppi quindi, al fine di garantire la giusta efficienza, stiamo esodando un sacco di persone. La filiale sembrava essere il passato, il covid avrebbe trasferito tutta l’operatività su canali digitali. Poi è successo che l’analisi della clientela e del contesto italiano era stata fatta in modo approssimativo, che le filiali sono ancora necessarie a mantenere un certo livello di produzione ma… non ci sono più dipendenti. Nonostante le chiusure siamo rimasti in pochi, troppo pochi per garantire un servizio decente e i livelli di produttività che giornalmente (ma anche con più frequenza) vengono chiesti.
Le persone non si sono improvvisamente volatilizzate, qualcuno ha sbagliato a fare i conti e ha mandato via troppa gente. Quel qualcuno ha sbagliato così tanto a fare i conti che ora le filiali, i centri business, corporate, private, FTC, si ritrovano senza personale e con mole di lavoro mai raggiunta prima.
L’alibi della riorganizzazione che continua a scappare nel futuro non tiene più: si tratta di una valutazione errata e dell’incapacità di porre rimedio a un errore conclamato.
Pressioni commerciali
Ne parleremo per sempre con la banca che ci dice che vuole contrastarle ma ha bisogno di segnalazioni precise di accordi non rispettati?
Cerchiamo di spiegare in modo semplice, non corriamo il rischio di filosofeggiare sull’argomento. Funzionano più o meno così: ci sono delle figure chiamate Area Manager (sono delle persone e non sono moltissime, si possono facilmente identificare) che passano le loro giornate a fare cose di cui forniamo elenco esemplificativo e non esaustivo:
- controllare Ubook per vedere se il numero di appuntamenti e la qualità degli stessi sono conformi a qualcosa che sta nella loro testa;
- fare riunioni rimarcando a* collegh* quanto non siano adeguati rispetto a qualcosa che sta sempre nella loro testa;
- svegliarsi la mattina e cambiare le priorità de* collegh* perché è cambiato quel qualcosa che sta nella loro testa.
Magari nelle prossime settimane ci torniamo con maggiore cura perché si tratta di un fenomeno che sicuramente merita attenzione. Quel che conta in questo momento è che tutto viene fatto allo scopo di far sentire le persone in difetto e far pressione per un aumento dei risultati (che magari rischia di far aumentare pure i rischi).
Le pressioni commerciali nascono da* Area Manager? NO! Sicuramente c’è qualcun* che le fa “sopra di loro” e che sta in Region (più in alto non sappiamo).
Tutto questo per dire che le cose accadono perchè alcune persone precisamente individuabili le fanno accadere. Significa che, se Unicredit volesse risolvere il problema, sa con precisione da chi andare.
Situazione stabili e filiali
I mancati investimenti e la mancata manutenzione degli stabili ha portato anche in questa ennesima torrida estate, moltissime filiali a lavorare senza aria condizionata a causa di svariate rottura degli impianti. Colleghi costretti a lavorare a 30 gradi e oltre, mettendo a rischio la propria salute e quella dei clienti. E tutto questo perché la banca sa solo gestire l’emergenza, in attesa dell’emergenza successiva, senza un reale piano di investimento e ammodernamento delle strutture dove lavorano i colleghi. La banca chiede obiettivi e risultati, i colleghi chiedono un ambiente di lavoro dignitoso, pulito e salutare.
Chiedere etica e rispetto per colleghe e colleghi non va più di moda, vogliamo essere fiduciosi rispetto al nuovo corso ma non possiamo rimanere in silenzio ad aspettare perchè la situazione è difficile adesso.
Facciamo in modo di monitorare e rendere palesi i problemi quotidiani
Vicenza, 24 giugno 2021
I rappresentanti sindacali Unicredit della provincia di Vicenza
Fabi – First/Cisl – Fisac/Cgil – Uilca e Unisin
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